Siamo costantemente allarmati dal pensiero che qualcosa di spiacevole possa accaderci da un momento all’altro. Ma se sapessimo che l’Universo non ha volontà, allora non avremmo più paura di nulla.
Ho deciso di scrivere questo articolo perché ricevo sempre più spesso mail di persone che, iniziando a studiare i meccanismi con i quali creiamo la nostra realtà, scoprono che il tutto è incentrato sul concetto che la nostra mente governa il mondo in cui viviamo, anzi più esattamente lo crea letteralmente.
Queste mail contengono per lo più domande su come sia possibile attrarre a se eventi positivi, se poi la nostra vita ha a che fare con una realtà dura e per molti versi piena di difficoltà e sofferenze. La paura di fondo è quella di non credere di poter avere il controllo sulla propria realtà, convinti che il mondo là fuori sia qualcosa di esterno e di incontrollabile.
Nel leggere queste mail mi rendo conto che moltissime persone non riescono a prendere il controllo della propria mente, e quindi della propria vita, a causa della non comprensione di un concetto basilare. Un concetto che se appreso appieno può davvero fare la differenza tra chi subisce la propria vita e chi invece riesce a governarla a proprio piacimento.
Ma andiamo per ordine.
La coscienza è solo Una
Tutte le volte che pensiamo al mondo reale lo concepiamo come una entità esterna a noi che può farci qualsiasi cosa in qualsiasi momento.
Pensiamo infatti che il pericolo sia dietro l’angolo, e potremmo subire incidenti, violenze, truffe (e chi più ne ha più ne metta), in qualsiasi momento, senza che noi possiamo far nulla per controllare queste ‘casualità’.
Ebbene, voglio svelarvi la vera natura del mondo che vedete e concepite come ‘esterno a voi’.
Sapete già, se avete letto altri articoli di questo blog, che il mondo in realtà è dentro di noi. Non esiste nulla lì fuori. Ma voglio andare un pò oltre e approfondire questo importantissimo concetto.
Chi ha letto questo mio precedente articolo, e ha eseguito il piccolo esercizio di meditazione in esso contenuto, avrà ben chiaro il concetto di ‘Coscienza’.
Ma pensiamo per un attimo a cos’è la Coscienza.
La Coscienza è tutto ciò che rimane del nostro essere una volta che togliamo tutti i pensieri dalla nostra mente. E’ il nostro Vero Sè, è Colui Che E’.
La Coscienza è quello stato dell’essere che semplicemente è in vigile attesa che un pensiero lo occupi e lo ‘utilizzi’ per dare forma a qualche concetto o idea. E’ lì per essere utilizzata dalla nostra volontà, attraverso il pensiero cosciente.
E’ quindi lo schermo bianco su cui vengono proiettati tutti i nostri pensieri. E siccome i pensieri creano la realtà, la Coscienza è di conseguenza la ‘sostanza’ (passatemi il termine) tramite la quale tutta la realtà prende corpo e si materializza.
Ma con questa definizione, anche se sconvolgente, non siamo ancora arrivati a comprendere la vera essenza della Coscienza. Forse vi stupirò dicendovi che ogni essere vivente, ogni pianta e ogni oggetto inanimato possiede una Coscienza. Anzi è fatto di pura Coscienza.
Quello che differenzia una pietra da una pianta da un animale è solo il livello di Coscienza, che negli organismi viventi è di una forma più elevata, o evoluta.
Ma ora viene il bello. Dovete sapere che la Coscienza è Una sola. Si, una sola.
La Coscienza è di fatto tutto ciò che esiste nell’Universo. Pensatela come una sostanza che permea tutto lo spazio esistente. Anzi, è tutto lo spazio esistente.
Siamo quasi arrivati in fondo, non demordete.
L’Universo non ha volontà propria
Ora veniamo al punto centrale di questo articolo. Se la Coscienza è una sola, indovinate un pò di chi è quella Coscienza? Naturalmente è la Coscienza dell’Universo (se siete agnostici), o è la Coscienza di Dio (se siete credenti). Ma il termine usato non ha importanza. Quel che conta è il concetto.
Ma siccome la Coscienza è solo una, allora anche la nostra Coscienza è una con quella Universale. Questo è il motivo per cui in molti scritti viene detto che siamo Uno con il nostro Creatore. La realtà è che l’Universo (o Dio se preferite) si esprime attraverso di noi. Lo fa tramite il nostro pensiero che, plasmando la Coscienza Cosmica, crea la realtà che osserviamo.
Capite cosa vuol dire questo? Vuol dire che la Coscienza è tutto ciò che esiste nell’Universo, e siccome è una sola, non può essere diversa dalla nostra.
Ecco spiegato perchè l’Universo non ha volontà propria.
Tutte le cose esistenti nell’Universo hanno al loro interno la nostra stessa Coscienza, e quindi devono necessariamente rispondere al nostro pensiero. Ma siccome il nostro pensiero lo governiamo noi e solo noi attraverso la nostra volontà, allora l’Universo non ha volontà propria, perchè quella volontà è una con la nostra. Rileggete questa frase più di una volta, se necessario.
Ecco allora il perchè del funzionamento della Legge di Attrazione. Dobbiamo capire finalmente che nel momento in cui governiamo il nostro pensiero, l’Universo deve necessariamente portarci le cose che chiediamo. Non può fare altrimenti. Non può agire indipendentemente dalla nostra volontà. E’ una legge fisica. Lo ribadisco: l’Universo non ha volontà propria, che lo accettiate o meno.
Ma qual’è a questo punto il problema? Il problema è che la maggior parte di noi non è in grado di controllare i propri pensieri. E allora di conseguenza non è in grado di controllare la propria realtà. Da questo ne deriva l’illusione che il mondo sia qualcosa di separato da noi che può farci del male in qualsiasi momento.
Usciamo da questa illusione e riappropriamoci del nostro Diritto Divino di governare il mondo. Ma per farlo dobbiamo allenarci a riprendere il controllo della nostra mente per pensare solo le cose che desideriamo pensare.
Chiudo ricordandovi che gli esercizi contenuti ne “La Chiave Suprema“, che Campo Quantico regala a tutti i suoi lettori, sono stati scritti proprio con questo fine.
Paolo Marrone

Nuove Scienze
Di Renzo Editore
2014
14x21
61

Perché studiare lo spazio e il tempo si chiede l'autore? Per acquisire flessibilità di pensiero.
Con lo spirito scientifico di chi rimette in discussione gli schemi accettati l'autore ci dice che lo spazio è fatto di "grani di spazio" e che il "tempo non esiste"; ci spiega anche perché i buchi neri sono caldi e come studiare l'inizio dell'Universo.
Che cos'è il tempo? Che cos'è lo spazio? è un saggio/autobiografia scritto dal fisico italiano Carlo Rovelli.
Il libro descrive con un linguaggio semplice e senza l'utilizzo di formule matematiche la teoria della gravitazione quantistica a loop. L'autore del libro è uno dei principali contributori della teoria, al momento tra le migliori in cerca di conciliare tra la relatività e la meccanica quantistica... (Continua)
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l’Universo si esprime attraverso di noi e non ha volontà propria e quindi come ha fatto a decidere di incarnarsi, di prendere vita nel nostro corpo. chi l’ha deciso e perche? cosa significa allora la frase “che sia fatta la tua volontà” del padre nostro? come si è messo in moto tutto il processo di creazione secondo te? grazie e tanti complimenti per il tuo blog!
Bertrand, la volontà dell’Universo, come dico nel post, è la nostra volontà. Non vuol dire quindi che non esiste alcuna volontà. Questo articolo va interpretato come una esortazione ad eliminare ogni paura riguardo a quello che ci sembra il mondo esterno, perchè in realtà il mondo che vediamo è solo una nostra proiezione. Nulla può quindi accadere senza la nostra volontà (conscia o inconscia). Va anche ricordato che noi siamo Uno con il Padre che ci ha creati, e ne possediamo le stesse caratteristiche (siamo stati creati a sua immagine e somiglianza). La separazione che percepiamo è solo una illusione, quindi la nostra volontà è la stessa del Padre. Ecco quindi spiegata la frase “sia fatta la tua volontà”. In altre parola la volontà del Padre si esprime attraverso la nostra volontà, dato che noi rappresentiamo il canale fisico attraverso il quale la creazione avviene. Ciao e grazie per i complimenti.
Penso che il Tuo articolo non faccia una grinza…eppure ho la sensazione che manchi qualcosa. Non sono una studiosa, le mie uniche informazioni provengono dalla mia pratica e dal mio interiore… quindi tutte le cose che dico non sono contraddizioni ai concetti che esprimi ma semmai un tentativo di ricerca più approfondita. Osservandomi mi sono accorta che non funziona così, le situazioni riesco a crearle dal nulla SOLO se sono in sintonia con la mia anima. Se la mia anima o non so che nome darle, riconosce che quello che ho desiderato, voluto (chiesto con entusiasmo, sicurezza, certezza) e le va bene, tutto mi arriva… Al contrario, anche se si tratta di desiderare/volere situazioni o cose positive utili anche alla mia crescita o simili…non accade niente! Così è per me. Questo spiegherebbe anche tutti i fallimenti dei libri best sellers di questi tempi sull’argomento. Secondo me manca in tutti questi libri una parte di spiegazione. Presi così come sono rimangono unicamente solo un grosso business.
Hai perfettamente ragione Leonarda, e ti ringrazio per la puntualizzazione.
Questo è un blog, e ogni articolo ha solo lo scopo di far ragionare il lettore su di un determinato aspetto di come funziona la realtà. Non sarebbe possibile raccontare in un singolo articolo tutto ciò che andrebbe detto, forse non basterebbe un intero libro. Quello che manca, e del quale ho accennato in qualche altro post, è che dobbiamo prima di tutto riconoscere che siamo parti di un Tutto, e che il nostro scopo su questa terra non è il nostro in realtà. Solo quando i nostri desideri sono allineati con lo scopo ultimo della nostra esistenza, allora le cose diventano semplici. E hai ragione, solo la nostra Anima (che io preferisco chiamare il nostro Vero Sè) conosce qual’è il vero scopo. Un abbraccio.
Ho trovato una bella frase che forse rispecchia in due parole quello che dicevo. “Non attrai quello che vuoi. Attrai quello che sei! Cmq. grazie, Ti seguo… 🙂
…” Io posso essere quello che voglio “… non ho dubbi su questo…anche se, a volte, c’è qualcosa di “sottile” che mi va a sfumare il concetto.
Metto in pratica 🙂
” La nostra volontà è la stessa del Padre” vale anche per un atto criminale? Penso al piccolo Loris. E’ stata la volontà del Padre o dell’Universo a manifestarsi attraverso l’uomo che l’ha ucciso? Rispondimi, sono confusa e inorridita. Grazie.
Carissima Marisa, riguardo alla volontà, negli stessi Vangeli è scritto “Sia fatta la Tua volontà”, che è da intendere nel senso che di volontà ce n’è solo Una, e sicuramente non è quella delle nostre piccole e inconsapevoli menti.
Comunque questa è una domanda ricorrente, e allora ti riporto la risposta che ho già dato in un altro post.
Non amo rispondere a casi specifici perchè ogni situazione ha una sua motivazione di fondo che è del tutto oscura ai nostri occhi limitati. Non possiamo pensare di conoscere il vasto Disegno che è celato ai nostri occhi, e il fatto che non possiamo vederlo non significa che non esista qualcosa di più grande che regola qualunque accadimento della nostra vita. Va considerato che un bimbo a livello animico è un Essere antichissimo, perchè tutti noi siamo il risultato di tutte le esperienze fatte in centinaia o forse migliaia di vite. Come possiamo allora pretendere di conoscere esattamente qual è la missione che quel bimbo è venuto a compiere in questa reincarnazione? Il giudizio presuppone che si abbiano tutte le informazioni a nostra disposizione per poter esprimere un giudizio definitivo. Non possiamo arrogarci questa capacità, che non può essere posseduta dalle nostre menti limitate. Di solito non amo rispondere a questo tipo di domande anche perchè la risposta può non piacere, e dare adito a distorsioni ed errate interpretazioni. Voglio infatti ribadire con forza, prima che qualche ‘benpensante‘ giudichi in modo errato questa mia risposta, che non sto giustificando in alcun modo gli atti di violenza. Qualsiasi reato, senza alcuna eccezione, deve sempre essere evitato e contrastato con ogni mezzo, e i responsabili messi nella condizione di non nuocere più. Sempre e comunque.
Quello che intendo dire però è che si può contrastare un reato anche senza giudicare, perchè non siamo nelle condizioni per farlo.
“La Coscienza è tutto ciò che rimane del nostro essere una volta che togliamo tutti i pensieri dalla nostra mente. E’ il nostro Vero Sè, è Colui Che E’.”
La definizione è ovviamente adeguata ad esprimere il senso utile a questo post, non è possibile scendere sempre in ogni dettaglio.
Tuttavia, è mia opinione che oltre ai pensieri vi siano molti altri elementi che concorrano a una creazione e manifestazione identitaria e limitata dell’essere, che non appartengono alla Coscienza (intesa nella sua origine, ovviamente, perché tutto è Coscienza alla fine), e fra questi ci sono certamente le emozioni.
Credo sia opportuno sottolinearlo, perché spesso le persone identificano nelle emozioni la loro possibilità spirituale, mentre si trovano semplicemente in un altro tipo di loop non sapendo distinguerle dai sentimenti.
E andando ancora un po’ più in basso, verso il tronco encefalico, ci sono le reazioni di protezione automatiche, i traumi, e le sensazioni (diverse sia dalle emozioni che dalle percezioni, che dai sentimenti, e che altresì non sono pensieri).
Benché si possa dare solo una definizione per sottrazione, per ciò che non è (d’altra parte l’essenza non è raccontabile), azzarderei anche una definizione in positivo spingendosi un pelo nel regno del manifesto. La Coscienza è quel regno di _informazione_ che si esprime sensorialmente (nel regno di materia ed energia) necessariamente sugli stessi tre piani (mente-cuore-corpo, non abbiamo altri mezzi), ma con manifestazioni che possiamo distinguere per la loro impersonalità. I suoi barlumi sono l’intuizione (molto diverso da pensiero e istinto), sentimenti, percezioni. La Coscienza è Colui Che E’, ma queste sono le prime manifestazioni che possiamo percepire in maniera pragmatica e dalle quali poi nascono anche le manifestazioni illusorie ed identitarie.
I sentimenti sono confondibili con le emozioni (condividono il medesimo organo di senso), ma non hanno una identificazione.
“Sono innamorato di …”, “ho paura che…”, “sono amico di…” (emozioni).
Amorevolezza, senso di fratellanza, senso di amicizia, pace, armonia, ma anche resilienza, potenza, e anche molte qualità “negative” rappresentate ad esempio nella mitologia indiana (sentimenti).
I sentimenti non hanno bisogno di una controparte per esprimersi, né di una suddivisione fra positivi e negativi, così come la Coscienza è una e contiene tutto impersonalmente e senza giudizio.
La Coscienza non ha bisogno di essere migliore, vista dal punto di vista temporale evolve e basta, vista dal punto di vista atemporale è solo una storia che è già tutta disegnata nelle pagine di un fumetto, o meglio è l’insieme di tutte le storie possibili. Quale storia accade dipende solo dal lettore che è esso stesso emerso dalle pagine del fumetto…
Cosa ne pensi?
Grazie per il bel post, un abbraccio
Carissimo Massimo,
sono assolutamente d’accordo con la tua analisi. Come hai giustamente ricordato, nell’articolo ho fatto cenno solo a ciò che era utile ai fini del significato di ciò che volevo evidenziare. La struttura del nostro essere è davvero complessa, e volerla rinchiuderla all’interno di una singola definizione è davvero impossibile.
Quello che però è fondamentale avere ben presente è che, qualunque definizione vogliamo darle, la Coscienza è una e una sola, ed è di fatto il substrato sul quale si forma l’intero Universo, inteso non solo spazialmente, ma anche temporalmente, dato che come hai giustamente ricordato tutti gli avvenimenti passati e futuri esistono contemporaneamente, e noi li viviamo semplicemente ‘attraversando’ nel nostro percorso di evoluzione gli eventi di cui intendiamo (consciamente o no) fare esperienza. La sua unicità la rende giocoforza impersonale, che in questo contesto è sinonimo di ‘potenzialità inespressa’. La nostra personalità (con tutte le sue manifestazioni ‘locali’ e ‘temporali’, come le emozioni, le sensazioni, i pensieri, traumi, ecc.) è proprio lo strumento attraverso il quale quella ‘potenzialità inespressa’ ha la possibilità di esprimersi all’interno dello spazio-tempo, per andare a formare l’esperienza animica, senza la quale tutto resterebbe semplicemente ad un livello potenziale e inespresso.
Il nostro corpo quindi, come ho più volte scritto in queste pagine, rappresenta lo strumento attraverso il quale Dio può fare esperienza di se stesso, con l’unico fine di farne conoscenza. Siamo lo specchio attraverso il quale Dio si riflette.
Grazie per l’interessante spunto di riflessione.
Paolo
“La sua unicità la rende giocoforza impersonale, che in questo contesto è sinonimo di ‘potenzialità inespressa’.”
No, non sono affatto convinto di questo. C’è sì una dimensione del potenziale inespresso, ma anche allo stesso tempo una manifestazione impersonale. Se una persona si lascia attraversare ad esempio dalla fratellanza, essa è impersonale, ma è tremendamente “reale” ed “espressa”.
Le dimensioni individuali ed impersonali coesistono, sono solo punti di vista su cui possiamo appoggiare l’attenzione (come identificarsi con il “me” o con il “noi”, ad esempio).
Tuttavia, un punto di vista impersonale è in qualche modo un paradigma più ampio, nel senso che l’Uno può includere le dinamiche del molteplice, ma non viceversa.
Di conseguenza, quando si riesce ad “agganciare” un sentimento, il potere di manifestazione è decisamente più ampio rispetto a una “semplice” e “locale” emozione. Se ti fai guidare dalla fratellanza, per continuare l’esempio, puoi realizzare obiettivi di impatto globale, rispetto alla piccola soddisfazione di possedere una macchina sportiva che porta un contenuto di evoluzione ed apprendimento relativamente molto più limitato sia nello spazio (riguarda solo me) che nel tempo (la soddisfazione dura poco, poi ho bisogno di altro).
Sono certo perciò che quando parli di emozioni spesso ti riferisci in realtà a ciò che io definisco sentimenti, ma è normale, perché in letteratura non è riportata questa distinzione, nemmeno in psicologia credo.
D’altra parte, non credo che potresti avere lo sviluppo che riscontri nei tuoi corsi, se la tua attenzione non fosse orientata al beneficio transpersonale, ovvero se non fossi ad esempio convinto di fare qualcosa “per il mondo”, e non solo per te stesso; il che vuol dire che stai usando per questa manifestazione – nella mia accezione – un sentimento. E sono anche certo che, essendo guidato da un sentimento, non hai nemmeno stretto bisogno – se non per il piacere di farlo – di visualizzare il contesto specifico in cui tu insegni, affinché esso si realizzi. Ti allinei all’intento transpersonale ed emergono i contenuti. Non è così?
Credo che adottare la distinzione fra sentimenti ed emozioni sia utile per eviscerare i motivi per cui alcune manifestazioni non avvengono nel modo in cui sono attese, ovvero per riuscire ad aiutare meglio chi non ha ancora incorporato la “frequenza” giusta. Con un paradigma del genere, è più facile ad esempio spiegare perché è quasi vano sperare di ottenere “quel fidanzato” o tutti “quei soldi”.
Grazie, un abbraccio
Sì Massimo, credo che siamo molto vicini in quello che stiamo dicendo, anche forse non utilizziamo gli stessi termini per definire i concetti di coscienza, impersonale, emozioni, sentimenti, ecc. Sono d’accordo sul fatto che l’individuo può ‘agganciarsi’ a sentimenti (o emozioni) a più vasta portata, e quindi più vicini all’impersonale. Credo però che in ogni caso, laddove una manifestazione (qualunque essa sia) si esprime all’interno dello spazio-tempo, deve farlo necessariamente in modo ‘personale’, agganciato cioè a una qualunque delle manifestazioni materiali del mondo fisico. Il concetto di impersonale, secondo la mia accezione, è sinonimo di ‘unicità’. L’Uno non può che essere impersonale. Per poter definire con esattezza una manifestazione personale, infatti, dobbiamo necessariamente definire dei confini, in modo da poter dire cosa appartiene e cosa no a quella manifestazione (sia essa una persona, un animale, un oggetto, un’emozione, …). Dato che la Coscienza è solo una, ne deriva che è impossibile tracciare dei confini, dato che non c’è nulla nell’Universo che non sia Coscienza. Per questo non potrà mai essere personale.
Se io medito, e raggiungo la percezione della mia coscienza, annullando tutti i pensieri ed entrando in sintonia con il mio essere ultimo (ciò che è), e nello stesso tempo fai anche tu lo stesso, la coscienza a cui perveniamo è esattamente la stessa. Non esiste la ‘mia’ coscienza o la ‘tua’. Stesso discorso vale per i sentimenti ad ‘alta frequenza’ come l’amore universale, la fratellanza, ecc. Ribadisco che stiamo forse dicendo le stesse cose, ma con parole un pò diverse 🙂
Sì esatto, stiamo dicendo più o meno la stessa cosa, solo avvicinandoci in un linguaggio e raffinando i reciproci modelli :-).
Diciamo che attraverso questo confronto offriamo ulteriori dettagli a lettori terzi…
Hai assolutamente ragione a dire che la manifestazione deve necessariamente passare attraverso “veicoli” personali. Io mi riferisco essenzialmente al riconoscimento di un territorio di mezzo fra l’Uno inconoscibile e il personale, alla possibilità della consapevolezza di appoggiarsi su di esso e, grazie a questo, ottenere una risonanza più potente in quanto più affine alla realtà ultima che è l’essenza dell’Unità, rispetto all’utilizzo indistinto di tutta la manifestazione.
Faccio un esempio semplice, che può essere applicato ad ogni cosa. Noi tutti pensiamo di camminare “personalmente”, ovvero di controllare l’insieme di muscoli che ci permettono di dire “io cammino”. Eppure, come la famosa storiella della rana e del millepiedi dimostra, non è così.
La rana non riuscendo a catturare il millepiedi, gli dice: ma come fai a coordinare tutti quei piedi? E’ incredibile! Il millepiedi, ponendo per la prima volta attenzione al fatto, e cercando di coordinarsi dal suo punto di vista personale, non vi riesce, si inciampa e non riesce più a scappar via. La rana se lo pappa.
La verità è che ogni movimento, ogni comportamento, è espressione di una informazione che esiste a livello sottile (vedi esperimento di Libet in un contesto di “mente estesa”). Come fa il puledro a camminare appena partorito? Si è allenato nel ventre come un criceto? Contiene “tutte le informazioni nel DNA”?
No, è semplicemente allineato a una informazione sottile ed impersonale a cui è affine per specie.
Attenzione: questa è informazione che non appartiene né al puledro personalmente, né è espressione di un Unità indivisa. Appartiene alla Coscienza unica, eppure è distinguibile.
Ovvero, ci sono infinite “radio emittenti” in un unico etere, non fisicamente distinte, ma che possono essere ricevute distintamente da altrettanto infiniti “radio ricevitori”. Ecco il territorio di mezzo, un territorio molto ricco e utile da (ri)conoscere. Non esiste solo l’Uno e i suoi infiniti dettagli manifesti.
Come una radio, siamo sintonizzati allo schema e lo manifestiamo. E’ dunque “il camminare” impersonale che, attraverso i miei veicoli, si colora di alcune possibilità e limiti (le valvole della mia radio sono vecchie, e la voce gracchia), e diventa personale. Se io sono consapevole che io “non cammino”, bensì “il camminare mi attraversa”, e mi accorgo che questo pattern è universale, allora il mio modello interiore è più ampio ed aderente alla realtà ultima. Gli altri se ne accorgeranno per la pregnanza del mio camminare. Il mio essere avrà strade più spianate poiché terrà conto di come poter attuare un cambiamento utilizzando un paradigma adeguato.
Cosa significa tutto questo? Che definiamo meglio i confini di cosa possiamo o non possiamo fare veramente, a seconda se teniamo conto dell’impersonalità della realtà ultima oppure no.
In altre parole, non possiamo modificare la trasmissione che esiste nell’etere: per quanto mi sforzi, il TG1 è sulla frequenza di RAI 1 e non ho potere di cambiarlo, almeno non in termini diretti.
Però, ho potere di cambiare canale a cui mi sintonizzo: questo è il cambiamento che posso più facilmente perseguire.
Solo in seconda istanza, le mie esperienze creano nuova informazione che va parzialmente a influenzare il campo originario.
In altre parole, la nostra possibilità di manifestazione dipende “dall’inconscio”. L’inconscio è come un mulo a cui non posso dire direttamente cosa voglio: non è nel mio libero arbitrio. Devo ascoltare dove lui è disposto ad andare, e indirettamente guidarlo tendenzialmente verso i miei obiettivi, offrirgli nuovi spazi ove lui di sua spontanea volontà voglia portarmi. In questo modo la mia volontà personale diventa la volontà universale. Questa è la dialettica fra la Volontà personale e la Volontà dell’Universo.
Su questo punto c’è un bellissimo passaggio nei libri di Castaneda, che non sarà facile ritrovare, ma ci proverò. Più o meno dice: “Esiste solo il comando dell’Aquila. Ma attraverso l’intenzione il tuo comando diventa il comando dell’Aquila, e solo allora avrà luogo”.
Ho un po’ divagato, ma grazie ancora per la chiacchierata 🙂
PS: quando mi rispondi non mi arriva notifica email, è possibile farci qualcosa? Grazie!
consiglio a Marisa di leggere “Dio in te” – Ramtha.
In questo libro troverà delle risposte alle sue perplessità.
Poi ognuno trae le sue opinioni…
Un saluto a tutti
Desidero ricevere i tuoi post nella mia casella di posta elettronica. Scusami ma non ho trovato il tasto atto ad abilitare tale funzione. Mi chiamo Daniele Francesco Paradiso e sono tuo amico su Fb ammesso che tu sia il Sig. Marrone. Su Fb però è presente solo il mio primo nome e cioè Daniele quindi su Fb sono Daniele Paradiso. Ciao.
P.S. Per darti un indizio mi sembra di averti già detto che sono disabile e che il tuo ultimo libro è veramente bello. Cordialità
Ho appena aggiunto la tua mail alla newsletter del blog. Grazie e a presto.
Caro Paolo, ho letto che l’astronomo Martin Rees ha affermato: “L’universo esiste perché abbiamo coscienza di esso”. Ciò sembra essere in linea, credo, con la teoria della volontà cosmica. Non sono un filosofo ma tempo condivido l’idea che la realtà esterna a noi esista solo perché noi la pensiamo. Mi potresti consigliare qualche lettura per approfondire questo convincimento? Grazie
Ti consiglio la lettura del libro di Robert Lanza “Biocentrismo”. Lanza è uno scienziato americano che ha sviluppato proprio la teoria secondo cui la realtà esiste solo perché esiste una mente che la pensa.
Ho tovato questa frase e ne ho fatto il mio motto : “Non siamo gocce nell’Oceano , ma tutto l’Oceano in ogni goccia” .